Karl hammer

Karl hammer Segnalato da Satura Art Gallery

Satura Art Gallery

Categoria: Mostre

Data: dal 11 novembre 2017 al 22 novembre 2017

Indirizzo: Piazza Stella 5/1

Provincia: Genova

Orario di apertura: da martedì a sabato ore 15:00 – 19:00

E-mail: ufficiostampa@satura.it


 La larga cura dei dettagli - narrativi non meno che espressivo-coloristici - è un punto di non ritorno, ben congegnata e classicheggiante quanto il ponderato riappropriarsi di un metodo passato, di una tradizione figurativa votata agli insidiosi allegorismi d'area veneta in epoca primo-cinquecentesca. E perché no, da fotografo - autodidatta per di più - Karl Hammer potrebbe essere un seguace ultra moderno di Lorenzo Lotto, un tizianesco d'ultima specie, un più che contemporaneo figlio di Giorgione, tris di artisti da cui riprende un preminente senso cromatico e significante degli elementi.
Indipendentemente da quale lato - alias serie fotografica - lo si osservi, il lavoro di Hammer è un costante fiorire di “macchine rappresentative”, istantanee e post produzioni caratterizzate da una prominente densità di studiate significazioni. L'immagine per Hammer è un'estroflessione di elementi discorsivi qualificanti, e la sua genesi segue il ritmo di una bulimia costitutiva che il nostro sfoga facendola straripare in montaggi d'impatto pseudo-pubblicitario; negli anacronismi inferti da un incantevole “parlantina fotografica”, che mescola fisicità elitarie al limite dello statuario - ed al limite del valore che hanno in artisti come Elad Lassry - ad elementi sacri e primigeni, a bucolicismi impropri quasi nauseanti, ad una passiva quotidianità. Col valore delle immagini Hammer non scherza, decisamente esagera. Ma quanto concerne alla voce del verbo “esagerare” per lui più che un imperativo è parte di una necessità espressiva. Se ne ha certezza quando tutto quel “troppo”, quella bulimica - sfiancante - macchinazione visiva hammeriana, assolutamente “non stroppia”, né genera confusione in termini; quando perciò quel “troppo” accorre in aiuto al fotografo nel tracciare una mitologia del contemporaneo che ci rimetta in pari coi nostri altalenanti valori estetici, e con un erotismo latitante sempre in cerca della sua espressività. Come un San Matteo intento a scrivere il proprio vangelo, intensamente laico, potentemente coercitivo. (Testo critico a cura di Andrea Rossetti)



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