Franco dallegri - tra sogno e realtà

Franco dallegri - tra sogno e realtà Segnalato da Satura Art Gallery

Satura Art Gallery

Categoria: Mostre

Data: dal 30 marzo 2019 al 10 aprile 2019

Indirizzo: SATURA Palazzo Stella, Piazza Stella 5/1

Provincia: Genova

Orario di apertura: da martedì a venerdì 9.30-13.00 / 15.00-19.00, sabato 15.00-19.00

Sito internet: www.satura.it

Referente: Mario Napoli

Per informazioni: 010 2468284

E-mail: ufficiostampa@satura.it


L'exactitude n'est pas la vérité
Henri Matisse

La scultura rappresenta un unicum tra le forme artistiche poiché - a differenza della pittura che può raffigurare su un supporto per lo più bidimensionale anche l'intuizione fantastica scevra da qualsiasi vincolo compositivo - pone nello spazio reale una creazione fittizia che però è soggetta agli stessi fenomeni fisici di qualunque altro corpo solido.
Il lavoro di Franco Dallegri è la perfetta esemplificazione di questi concetti e di come la presa di coscienza di tali aspetti, solo in apparenza scontati, rappresenti, per un artista, la più grande sfida dell’impulso di materializzazione plastica del pensiero.
Partito dal disegno e da una pittura figurativa di stampo realista, è approdato negli anni ad una rappresentazione sempre più semplificata e geometrizzante. Impegnato da sempre nello studio dei Maestri, si è concentrato sulla ricerca della pura forma quale veicolo conoscitivo del mondo, interessandosi in particolare all'interazione nello spazio tra volumi e a quella tra diversi piani prospettici.
La produzione scultorea degli ultimi due anni è il risultato di una progressiva evoluzione delle sue sperimentazioni: il suo utilizzo di una tecnica pittorica con fondo materico, simil-affresco, gli ha permesso un approccio plastico alla materia di cui il modellato è stato il naturale sviluppo. La sequenza dell’elaborazione plastica ha seguito una trasformazione simile a quella pittorica. Il tentativo di riprodurre, in maniera più o meno mimetica, la figura umana seguendo la lezione di Michelangelo, Bernini e Rodin ha prodotto esiti di stampo classico che hanno lasciato il posto via via ad una rilettura sintetica della raffigurazione tendente verso forme geometrizzanti. L’artista si muove ancora una volta su un sottile confine tra astrattismo e figurazione, in un continuo gioco di suggestioni che enunciano l’oggetto più che costituirlo, affiancate dal gusto per l’interrelazione armonica tra i diversi segmenti strutturali.
Ogni opera è costituita da un pezzo unico di argilla che viene scolpito per via di levare, senza alcuna parte aggiunta successivamente e senza svuotare la struttura portante. Da questo deriva in parte lo svolgimento verticale dell’opera, ma anche la spiccata pulizia visiva che predilige linee fluide in grado di definire volumetrie elementari.
La progressiva stilizzazione della figura, ridotta al suo prototipo primario su cui si innestano aperture di spazi vuoti, denotano l’interesse dell’artista a definire forme dinamiche e articolate fondate sull'intreccio degli elementi spaziali. Il mosaico di superfici, concave e convesse, alternate ad aree piane con diverse inclinazioni, oltre a produrre l’illusione di un movimento d’involuzione della forma su se stessa, esalta l’azione scultorea della luce. Proprio quest’attenzione per le potenzialità percettive delle superfici, è un tratto distintivo che lo pone su un piano diverso rispetto alle più diffuse tendenze della ceramica, che prediligono la smaltatura; lo studio e la continua sperimentazione sulla patinatura a freddo con pigmenti, cere, ossidi o bitume gli hanno permesso di raggiungere in alcune sculture un sublime acme di effetti cromatici e di ombreggiature. Anche l’elegante decorazione delle superfici, presente in alcuni lavori, richiama quell’approccio disegnativo libero che prosegue parallelamente nella produzione pittorica su tavola.
Il linguaggio espressivo maturato, che assimila in parte i principi del Cubismo di scomposizione dell'oggetto o di simultaneità prospettica di visione, permettendo di creare dei paralleli con le opere di Henri Laurens e Jacques Lipchitz, rappresenta la summa delle ricerche formali che Dallegri ha svolto in questi anni. La sua aspirazione di interrogare la realtà, per saperla rappresentare artisticamente, trova in queste sculture un ulteriore superamento poiché, grazie alla duttilità dell’argilla, è riuscito a tradurre la subitaneità di un’idea, trasformando l’immaginario in materia. L’intuizione più mirabile dell’artista appare, quindi, quella di saper far coincidere nelle sue opere materia, pensiero, forma, volume e lirismo.



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